Marzo 25th, 2024 by Libera associazione di studi anarchici
Nel novembre del 1947 Antonin Artaud registra per la Radio Francese una trasmissione, in cui utilizzando xilofoni, gong, percussioni, timpani, fa una performace ritmica e glossolalica, Per farla finita col giudizio di Dio. (reperibile nel sito https://www.youtube.com/watch?v=xTa4CiKtrT0).
Gilles Deleuze riprende il titolo e anche gli argomenti di Artaud, che unisce a quelli di Nietzsche, Lawrence e Kafka, – considerati i discepoli di Spinoza – estendendone l’esortazione a qualunque altro giudizio. Per farla finita col giudizio, con il giudicare, con il preconcetto di “giudicare la vita in nome di valori superiori”. Il testo di Deleuze fa parte del libro Critica e clinica, ed è uno dei testi in cui è evidente la visione “spinoziana” dell’anarchismo di Deleuze.
Il testo di Deleuze, estratto da Critica e clinica, Ed. Raffaello Cortina,Milano, 1996, può essere scaricato in pdf dal link:
Deleuze, Per farla finita con il giudizio
Tags: critica del giudizio, gregarismo, pregiudizi
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Marzo 12th, 2024 by Libera associazione di studi anarchici
Può sembrare fuori luogo riproporre vecchie polemiche sulle modalità organizzative del movimento anarchico, che risalgono agli anni ’20-’30 del 900 e riprese negli anni settanta, a seguito della riproposizione delle stesse tematiche, ma ancora oggi sembra necessario chiarire i concetti di libertà insiti nelle modalità di costituire i movimenti che voglio raggiungere la libertà. Si tratta di tre articoli di Errico Malatesta: il primo contiene le considerazioni critiche alla “Plateforme d’organisation de l’Union générale des anarchistes (Projet)“, pubblicato su Il Risveglio Anarchico il 1 e 15 ottobre 1927; il secondo contenente la lettera di Nestore Makhno a Malatesta e la sua risposta, pubblicato sempre su Il Risveglio Anarchico di Ginevra il 14 dicembre 1929; e l’ultimo è una lettera di Malatesta al Gruppo anarchico del 18° circondario di Parigi che richiama la risposta a Makhno, pubblicato su Le Libertaire il 19 aprile 1930 e tradotto da Fabbri sulla rivista Studi Sociali il 10 luglio dello stesso anno. Tutti e tre gli articoli sono estratti dal volume: Errico Malatesta “Anarchismo realizzabile e realizzatore” Pensiero e Volontà e ultimi scritti 1924-1932, edizioni Zero in Condotta e La Fiaccola, Milano 2023.
A questi si aggiunge l’articolo di Luigi Fabbri, Responsabilità personale e responsabilità collettiva, pubblicato su Studi sociali, Anno III n. 20, Montevideo 25 luglio 1932 e n. 22, Montevideo 16 novembre 1932. È saltato il numero 21, poiché con la morte di Malatesta quel numero della rivista è stato dedicato tutto al suo ricordo.
Errico Malatesta A proposito della «Responsabilità collettiva» Luigi Fabbri, Responsabilità personale e responsabilità collettiva
Tags: omogeneità, organizzazione libertaria, pluralità, responsabilità collettiva, responsabilità individuale
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Febbraio 27th, 2024 by Libera associazione di studi anarchici
Una classica contrapposizione tipicamente politica, che crea identità, è quella fascismo/antifascismo. Identità, appartenenze, in alcuni casi fortemente determinate dalla pratica politica o dalla fedeltà alla “setta” (appartenenza), in altri casi, basate su aspetti puramente ideologici, che molto spesso falsano la realtà, sia storica che politica. In quest’ultimo caso, che è quello predominante, le stesse categorie perdono di senso tanto che possono venire usate in diversi contesti politici facendo riferimento a significati e “valori” molto differenti. Qui metto assieme alcune considerazioni che sono emerse nel corso di vari e differenti contesti e discussioni soprattutto fra anarchici, ma che sono rimaste sempre senza il necessario approfondimento….
Vincenzo Talerico, Considerazioni su fascismo e antifascismo
Tags: alleanze, Antifascisno, lotta anarchica, sovranità, vita antifascista
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Giugno 30th, 2023 by Libera associazione di studi anarchici
L’inadeguatezza dei modelli ultra-moderni (quelli che hanno permesso la trasformazione dei fiumi in canali) fa coppia con l’irrazionalità dei nuovi modelli neoliberisti di gestione emergenziale del territorio. L’alluvione dello scorso maggio in Emilia Romagna lo ha messo in evidenza. Si è trattato di un evento eccezionalmente intenso a pochi giorni di distanza da uno precedente, con le piogge che avevano già saturato i suoli e imbibito i corpi arginali dei torrenti e dei fiumi….
Vincenzo Talerico, alluvioni e modelli di gestione statali del territorio
Tags: autogestione territoriale, gestione tatale del territorio, idraulica, modelli ultramoderni
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Marzo 31st, 2023 by Libera associazione di studi anarchici
COMUNITÀ, NAZIONE, GUERRA E MOVIMENTI. Da diversi decenni (o da sempre) il diritto pubblico internazionale è essenzialmente un diritto di guerra, lo jus belli regola le politiche “estrazioniste” internazionali, le politiche migratorie, oltre che la stessa geopolitica. Spesso le attuali guerre si configurano come guerre “interne”, una sorta di guerra civile, combattute spesso da eserciti regolari affiancati o sostituiti da milizie e formazioni paramilitari finanziate e gestite a livello internazionale….
Vincenzo Talerico, A proposito dell’invasione russa dell’Ucraina. Comunità, Nazione, Guerra e movimenti 2.
Tags: antimilitarismo, guerra, internazionalismo, inteventismo, Nazionalismo
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Giugno 2nd, 2022 by Libera associazione di studi anarchici
Con questi appunti cerco di affrontare soprattutto alcune categorie concettuali che vengono usate generalmente nelle discussioni sulle tematiche dell’ecologia. Non ho fatto un discorso organico: ho seguito un ragionamento, più o meno discorsivo, sull’ecologia per fare emergere quelle tematiche che, secondo me, hanno bisogno di maggiori approfondimenti. Innanzitutto bisogna chiarire la differenza fra ecologia e ambientalismo….
Vincenzo Talerico, Ecologia e anarchia. Appunti (e divagazioni) per un approfondimento delle tematiche ecologiste e per una critica all’ambientalismo.
Tags: critica del capitalismo green, critica dell'ambientalismo, ecologia, emergenzialismo ambientale, lotta anarchica
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Marzo 12th, 2021 by Libera associazione di studi anarchici
Questa è una delle critiche più feroci del liberalismo politico che sia mai stata scritta. Certamente il liberalismo ha eliminato il dispotismo e l’autoritarismo regale e nobiliare, garantendo anche ai borghesi di poter accedere a status sociali prima esclusivi, ma questo ha sostituito poteri impersonali (lo stato, la nazione, la legge) che hanno condotto alla installazione di un potere più assoluto e invadente di molti di quelli che sono esistiti in passato. Si tratta dei passi tratti dall’opera di Max Stirner, L’unico e la sua proprietà, (Parte Prima), ed. Bompiani, Milano, 2018, a cura di Sossio Giametta.
MAX STIRNER sul liberismo
Tags: critica del liberismo, proprietà come consessione
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Gennaio 21st, 2021 by Libera associazione di studi anarchici
Lo Stato d’eccezione come norma, analizzato con l’esempio della gestione emergenziale della “pandemia” da coronavirus. Si delinea una critica alle posizioni “virtuose” di alcuni anarchici e libertari che hanno sostenuto le politiche securitarie dello stato.
Vincenzo Talerico, Il cittadino virtuoso
Tags: covid, emergenza, libertà, Stato d'eccezione
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Agosto 8th, 2020 by Libera associazione di studi anarchici
Una sorte di recensione critica di un testo non ancora pubblicato in italiano.
Vincenzo Talerico, A proposito di Anarchismo sociale o anarchismo lifestyle di Murray Bookchin
Tags: comunità, ectnicità, municipalismo
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Gennaio 31st, 2019 by Libera associazione di studi anarchici
Una proposta di discussione sulle categorie degli usi civici e dei beni comuni, e dei loro rapporti con quelli della proprietà e dello Stato, da una parte, e con quelli dell’autogestione, dall’altra.
Vincenzo Talerico, Note critiche per un dibattito sugli usi civici e i beni comuni
Tags: autogestione, bene pubblico, demanio, proprietà, usi civici
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Dicembre 30th, 1992 by Libera associazione di studi anarchici
ATTI DEL CONVEGNO
promosso dalla
Libera Associazione di Studi Anarchici
(Firenze 12 – 13 dicembre 1992)
AA.VV., Individuo e insurrezione. Stirner e le culture della rivolta
Gli eventi di questi anni di fine secolo sembra che abbiano fatto piazza pulita anche di tutti quei deterministici modelli interpreta- tivi della società e della storia del dominio. Le contraddizioni sociali sembra che non producano più la storia, perché non hanno più un fine a cui approdare. Sembra non esserci più possibilità di un rivolgimento e di una gestione alternativa del- l’esistente.
La massificazione dei modelli di vita («la piccola borghesia ha ereditato il mondo, essa è la forma in cui l’umanità è sopravvis- suta al nichilismo»1) rende l’identità individuale un’imitazione di ruoli e modelli precostituiti, in cui la libertà non ha valore né senso. L’integrazione sistemica e la sua legittimità sono date dall’aver sposato ognuno, in cambio delle “piccole comodità domestiche”, le sorti del sistema stesso. Ma questo sistema, che si presenta come il codice della razionalità tecnologica, è pur sempre, parafrasando Stirner, un prodotto mal fatto dell’uomo alienato.
Allora la rivolta, a partire da quell’unico soggetto capace di at- tuarla, che è qualunque individuo, ridiventa il necessario punto di partenza per riconsiderare le possibilità della affermazione di sé e dei propri rapporti, della libertà, al di là della marginalità come ambito precostituito dal sistema, in cui è relegata.
Max Stirner è l’autore che più di ogni altro può offrirci, in merito, gli strumenti critici e l’opportunità di riflettere sull’esistenza di ognuno di noi, destrutturando l’impero concettuale metafisico e religioso («il sacro») che ancora oggi “forma” la cultura dentro la quale siamo impigliati.
Come Libera Associazione di Studi Anarchici, nell’organizzare questo convegno di studi, ci eravamo proposto l’obiettivo di discutere e approfondire la visione critica di due categorie: l’in- dividuo e l’insurrezione, proprio a partire dalle dimensioni della rivolta nel pensiero di Stirner. Le relazioni e il dibattito svoltesi in queste due giornate raggiungono appieno detto obiettivo.
Le analisi e gli spunti critici proposti dai relatori (che hanno sti- molato un proficuo dibattito anche sulle diverse concezioni e interpretazioni del pensiero e del movimento anarchico) offrono l’opportunità di addentrarci nel pensiero filosofico stirneriano, mettendoci in guardia, nel contempo, contro il rischio di una sacralizzazione di questo, come dell’individuo o della stessa rivolta.
Bisogna — come è stato sostenuto nel dibattito — rovesciare il libro e la vita: chi si addentra nella filosofia stirneriana, non può farlo come chi intraprende la lettura di un libro alla ricerca di una rivelazione che rimodellerà le proprie visioni della vita e i propri comportamenti. Così facendo, in Stirner troverà un demo- litore delle certezze e delle costruzioni filosofiche e ideologiche del pensiero moderno, un «grumo di puro nichilismo».
Spesso, con la critica all’ideologia viene coniata una nuova ideologia, e la sacralizzazione del pensiero, anche del pensiero critico, porta alla pontificazione di nuove sette, di nuovi archismi.
Allora, è rimettendosi in gioco, riconsiderando se stessi e la propria vita, che anche la lettura di Stirner — e forse anche di questi atti — può fornire validi strumenti per una critica radicale, che pone l’unicità di se stessi come nuovo soggetto della pro- pria autoliberazione, all’interno della quale le dimensioni della rivolta e l’insurrezione assumono concretezza storica.
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Giugno 18th, 1991 by Libera associazione di studi anarchici
Atti del Convegno tenutosi a Bologna il 4 e 11 Maggio 1991
primo convegno organizzato dalla Libera Associazione di Studi Anarchici.
La città e lʹutopia. Due concetti per i quali sembra in atto una entropia di senso. Lʹimmagi‐ ne collettiva che si ha oggi della città è sempre più quella data dai grossi ag‐ glomerati metropolitani i cui elementi costitutivi sono: i problemi della per‐ corribilità e della comunicazione, lʹostentazione degli interventi statali o ʺpubbliciʺ che assumono lʹaspetto (e virtualmente la sostanza) di simulacri del potere, la pianificazione del controllo sociale.
Lʹimmagine della città quale organismo della vita sociale, ovviamente contraddittoria e conflittuale, che disegnava le proprie forme e che si dava i propri spazi, sembra completamente frantumata e dissolta. Non ci sono spazi deputati allʹespressione dei conflitti sociali, ma nemmeno spazi deputati come sede del Potere, questo si è disseminato ovunque (o non cʹè più?).
Così è difficile immaginarsi lʹautogestione delle lotte e delle singole e‐ sperienze dentro la città, le quali progressivamente, determinino lʹautogestio‐ ne della città stessa. È ancora possibile e ha senso oggi pensare lʹautogestione della città?
Dʹaltronde anche lʹutopia comunitaria del movimento operaio si è fran‐ tumata e dissolta, e non tanto per lo sbriciolarsi delle ideologie del ʺcomuni‐ smo realeʺ, ma in quanto il mondo operaio, lʹindustria, non sono più il centro dal quale si può generare lʹautogestione della società (… dai consigli di fabbri‐ ca a quelli di quartiere ….). Ma è ancora possibile e ha senso oggi pensare lʹau‐ togestione dellʹindustria?
Lʹutopia comunitaria, però, non è connessa allʹautogestione della società vincolata al (tramite il) sistema di produzione dato (ereditato), ne è aldilà, non è mai stata pensata come una conseguenza dello sviluppo (ʺdellʹottimismoʺ) delle forze produttive. Il rapporto fra lʹutopia comunitaria e la tecnologia è un rapporto disincantato come forse è oggi il rapporto degli hachers con lʹinfor‐ matica. Per questo lʹutopia comunitaria è ancora integra nellʹimmaginario col‐ lettivo e spesso funge da ʺcontraltareʺ allʹimmaginario apocalittico della vita ʺdisumanizzataʺ e solitaria nelle metropoli dʹoggi.
È questa utopia alla base di quelle esperienze comunitarie che si diffon‐ dono un poʹ ovunque in spazi (ʺmarginaliʺ) della città, quali possono essere i centri sociali autogestiti, i laboratori di comunicazione o di arte. Si riinnescano quegli inevitabili meccanismi dellʹantagonismo e della dialettica sociale che producono nuovi flussi comunicativi e nuove immagini: contro la città dei padroni, contro la città gestita dallo Stato e dalle speculazioni immobiliari e mafiose, si pensano e si ʺvivonoʺ spazi e luoghi liberati (ʺoccupatiʺ per il lin‐ guaggio del diritto di proprietà), si intrecciano percorsi comunicativi che ri‐ leggono la città con altri valori e altri simboli. In quali forme e come si esprime oggi lʹutopia comunitaria? Abbiamo individuato un possibile percorso di ricerca convinti che lʹu‐ topia comunitaria abbia a che fare con la città e che questa abbia sempre avuto a che fare con lʹaltra.
per accedere agli atti: AA.VV., L’utopia e la città
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