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L’utopia e la città

martedì, Giugno 18th, 1991

Atti del Convegno tenutosi a Bologna il 4 e 11 Maggio 1991

primo convegno organizzato dalla Libera Associazione di Studi Anarchici.

La città e lʹutopia. Due concetti per i quali sembra in atto una entropia di senso. Lʹimmagi‐ ne collettiva che si ha oggi della città è sempre più quella data dai grossi ag‐ glomerati metropolitani i cui elementi costitutivi sono: i problemi della per‐ corribilità e della comunicazione, lʹostentazione degli interventi statali o ʺpubbliciʺ che assumono lʹaspetto (e virtualmente la sostanza) di simulacri del potere, la pianificazione del controllo sociale.

Lʹimmagine della città quale organismo della vita sociale, ovviamente contraddittoria e conflittuale, che disegnava le proprie forme e che si dava i propri spazi, sembra completamente frantumata e dissolta. Non ci sono spazi deputati allʹespressione dei conflitti sociali, ma nemmeno spazi deputati come sede del Potere, questo si è disseminato ovunque (o non cʹè più?).

Così è difficile immaginarsi lʹautogestione delle lotte e delle singole e‐ sperienze dentro la città, le quali progressivamente, determinino lʹautogestio‐ ne della città stessa. È ancora possibile e ha senso oggi pensare lʹautogestione della città?

Dʹaltronde anche lʹutopia comunitaria del movimento operaio si è fran‐ tumata e dissolta, e non tanto per lo sbriciolarsi delle ideologie del ʺcomuni‐ smo realeʺ, ma in quanto il mondo operaio, lʹindustria, non sono più il centro dal quale si può generare lʹautogestione della società (… dai consigli di fabbri‐ ca a quelli di quartiere ….). Ma è ancora possibile e ha senso oggi pensare lʹau‐ togestione dellʹindustria?

Lʹutopia comunitaria, però, non è connessa allʹautogestione della società vincolata al (tramite il) sistema di produzione dato (ereditato), ne è aldilà, non è mai stata pensata come una conseguenza dello sviluppo (ʺdellʹottimismoʺ) delle forze produttive. Il rapporto fra lʹutopia comunitaria e la tecnologia è un rapporto disincantato come forse è oggi il rapporto degli hachers con lʹinfor‐ matica. Per questo lʹutopia comunitaria è ancora integra nellʹimmaginario col‐ lettivo e spesso funge da ʺcontraltareʺ allʹimmaginario apocalittico della vita ʺdisumanizzataʺ e solitaria nelle metropoli dʹoggi.

È questa utopia alla base di quelle esperienze comunitarie che si diffon‐ dono un poʹ ovunque in spazi (ʺmarginaliʺ) della città, quali possono essere i centri sociali autogestiti, i laboratori di comunicazione o di arte. Si riinnescano quegli inevitabili meccanismi dellʹantagonismo e della dialettica sociale che producono nuovi flussi comunicativi e nuove immagini: contro la città dei padroni, contro la città gestita dallo Stato e dalle speculazioni immobiliari e mafiose, si pensano e si ʺvivonoʺ spazi e luoghi liberati (ʺoccupatiʺ per il lin‐ guaggio del diritto di proprietà), si intrecciano percorsi comunicativi che ri‐ leggono la città con altri valori e altri simboli. In quali forme e come si esprime oggi lʹutopia comunitaria? Abbiamo individuato un possibile percorso di ricerca convinti che lʹu‐ topia comunitaria abbia a che fare con la città e che questa abbia sempre avuto a che fare con lʹaltra.

per accedere agli atti: AA.VV., L’utopia e la città